Descrivere la caleidoscopica personalità di Jan Novák, raccontare l’Odissea della sua vita o misurare la qualità dell’apporto culturale che questo compositore, questo spirito libero, ha donato alla Comunità della Vallagarina, è una vera e propria impresa!
A lui è intitolata la nostra Scuola, per rendere omaggio alla sua immensa e vivace personalità artistica, sempre volta a far rivivere la classicità in musica, prosa e poesia.
Moravo di nascita, «ma latino e mediterraneo» nell’animo, Jan Novák nasce a Nová Řiše l’8 aprile 1921. Figlio di Jan Novák e Leopolda Němcová era il primo di sei fratelli: Marie, Metodej, Cyrilka, Ludmila e Anezka. I genitori possiedono una bottega di articoli di merceria, cartoleria e rilegatura, ma sarà lo zio V. Suchan, un barbiere, ad avviarlo allo studio del violino all’età di otto anni. Per quanto riguarda la sua carriera scolastica, nel 1927 inizia a frequentare la scuola elementare pubblica di Nová Řiše, nel 1933 si trasferisce a Velehrad per poter studiare al “Papežský ústav Cyrila e Metoděje” (Istituto papale di Cirillo e Metodio); in questa cittadina, contemporaneamente al severo studio impostogli dai padri gesuiti, ha potuto coltivare la sua vena artistica, esercitandosi al pianoforte, all’organo e suonando nell’orchestra studentesca.
In disaccordo con i genitori, si trasferisce nel 1939 a Brno, dove frequenta il liceo classico e nel 1940 consegue il diploma di maturità. Appena ammesso al nuovo Istituto, inizia a studiare privatamente pianoforte con il professor Theodor Schäfer e, conseguita la maturità, sostiene gli esami d’idoneità al Conservatorio per i corsi di composizione, pianoforte e direzione d’orchestra.
Nell’ottobre del 1942 sospende gli studi a causa dell’avvento del Terzo Reich, e dell’invasione tedesca, che lo costringe a partire per i lavori forzati in Germania, ma nel 1944 riesce a fuggire e a nascondersi nella sua regione natale.
Si diploma in composizione nel 1946 presentando la Suite per orchestra e il Quartetto
d’archi (entrambi andati perduti); in seguito, nel medesimo anno, viene ammesso all’Accademia Musicale di Praga, dove intraprende un percorso di studi in composizione con il professor Pavel Bořkovec. Dopo un anno vince una borsa di studio per la sua Suite per orchestra che gli permette di partire per gli USA. Qui frequenta per alcuni mesi i corsi tenuti da Aaron Copland al Berkshire Music Centre di Tanglewood in Massachusets (dove come compagno di corso ha Leonard Bernstein), per poi spostarsi a New York da Bohuslav Martinů.
Il 25 febbraio 1948 torna in patria e, nello stesso periodo dell’anno successivo sposa la pianista Eliska Hanousková, la quale si diplomerà nel 1950 con il Concerto per due pianoforti e orchestra d’archi scritto dal marito.
Tornato dall’America partecipa attivamente alla cosiddetta “Primavera di Praga” e in questo periodo, che coincide con il fiorire della sua attività di pianista e compositore, diventa famoso e stimato da molti. Gli anni successivi al suo ritorno in patria dopo gli studi negli USA non sono per nulla facili, soprattutto a causa degli sviluppi sociali degli anni ‘50 e ‘60; nel 1952 deve accettare l’incarico di “Maestro sostituto del coro” all’Opera Nazionale di Brno perchè, a causa di una sua composizione per la radio (Cinque Polke su proverbi cechi), considerata “immorale”, sarebbe stato probabilmente di nuovo costretto ai lavori forzati. Nel frattempo avvia una collaborazione con registi cinematografici, in particolar modo con Jiři Trnka e Karel Zeman e, scrivendo musica per film può migliorare il suo tenore di vita, potendo permettersi di acquistare una delle più belle ville di Brno.
Il 12.9.1958 nasce la prima figlia Dora, il cui padrino di battesimo è Bohuslav Martinů. Nel 1961, a causa di attriti con esponenti del Partito Comunista, viene escluso dall’Associazione Nazionale dei Compositori. Tutto questo non ha forti ripercussioni sulla sua carriera; egli continua a scrivere per trasmissioni radiofoniche ed a collaborare con lo Studio Cinematografico cecoslovacco Barandof.
In questo periodo inizia ad esibirsi come poeta latino. La sua passione nasce intorno alla metà degli anni ‘50, quando un amico si rivolge a lui con una citazione latina e, non riuscendo ad afferrarne il significato, incuriosito, inizia a consultare testi di Cicerone e Virgilio, e senza volerlo s’innamora di questa lingua.
Il 30.5.1962 nasce Clara, la seconda figlia.
Il 1964, risulta essere un anno importante dal punto di vista della produzione poetica; pubblica a Brno infatti la sua prima raccolta di poesie latine, Ludicra che sarà seguita dalla pubblicazione di Suaviloquia nel 1966.
Nel 1964 nasce il Tvůrčí skupina A (Gruppo creativo A), un gruppo di musicisti diametralmente opposto per principi all’Associazione Nazionale dei Compositori. Lo scopo principale della loro unione è quello di eseguire musica contemporanea, in particolar modo quella scritta dai compositori del gruppo stesso, presentata da “addetti ai lavori” come Hrabal e Černohorská, i quali si occupavano dei rapporti con il pubblico e la stampa. Rilevante è la collaborazione con un ensemble strumentale Orchestr studia autorů (Orchestra del laboratorio dei compositori), diretta dal cognato di Novák, Jiří Hanousek, direttore dell’orchestra della Radio cecoslovacca a Brno.
Nei giorni della “Primavera di Praga”, Novák si trova in Italia, ospite del coro di voci bianche di Praga Kantiléna, diretto da Pavel Kühn. Venuto a conoscenza dei fatti che interessavano la sua nazione, subito decide di non far ritorno in patria. Si fa raggiungere dalla sua famiglia a Vienna; in seguito è ospitato ad Ulm am Donau dal compositore Bernhard Rövenstrunk, presso il quale già dalle prime settimane di settembre del ‘68 si trovavano il violinista Dušan Pandula, con la moglie Renata e il figlio Petr. Dopo le due settimane di “soggiorno di fortuna” ad Ulm, Novák si trasferisce a Højbjerg, un sobborgo di Åarhus in Danimarca.
Quello danese è un rifugio provvisorio, nonostante Novák sia stato chiamato come Maestro Sostituto presso il Teatro, e la moglie trovi un impiego come pianista e docente al Conservatorio di Åarhus.
Nel 1968 opera a Trento un trio formato dal soprano Alide Maria Salvetta,
dal clarinettista Elia Cremonini e dal pianista Max Ploner. Per arricchire la scarsa letteratura per questo ensemble, Renato Dionisi propone di bandire un concorso per giovani compositori sotto i trent’anni, e di commissionare lavori per questo organico a Benjamin Britten, Guido Turchi e Vladimir Fogel. Britten declina l’offerta avendo ordinazioni per almeno dieci anni, Turchi, il direttore del Conservatorio Luigi Che- rubini di Firenze, accetta, mentre Fogel rifiuta affermando di voler lasciare spazio ai giovani. Nel 1969 ha luogo il concorso, un’iniziativa appoggiata dal Comune di Rovereto e dall’Ente Autonomo del Turismo, che offrono 1.000.000 di lire sia al vincitore che a coloro che avrebbero ricevuto e accettato la commissione. Tramite Renato Dionisi si ha l’idea di contattare alcuni Conservatori dell’Europa orientale; egli si rivolge quindi all’Associazione dei musicisti di Milano che informa quella di Praga. Novák riceve la commissione indirettamente, la suocera lo informa del concorso e dell’invito a scrivere della musica per questa occasione, quindi gli spedisce il bando in Danimarca, e Novák partecipa con il suo Mimus Magicus. Proclamato il vincitore, Daniele Zanettovich, assiste alla rappresentazione del Trio Salvetta il 26 settembre 1969 alla Sala Filarmonica di Rovereto. Il sindaco della città, Danilo Vettori, gli offre l’impiego di insegnante di pianoforte alla Civica Scuola Musicale “Riccardo Zandonai”, dove la docente Angela Rossi era prossima alla pensione. Questa offerta viene accettata da Novák, che ben presto (1970) si trasferisce nella cittadina trentina, che lo aveva accolto con entusiasmo, con tutta la famiglia, per poi spostarsi sul lago di Garda, il “lago di Catullo”.
L’amore per il latino lo spinge a spostarsi in questa terra italiana ai confini con l’Austria, perchè fin da subito conosce persone che lo appoggiano e lo accolgono con sincera amicizia.
Il 28 maggio 1970 viene aggregato al sodalizio dell’Accademia roveretana degli Agiati, di scienze, lettere ed arti, un’istituzione culturale nata nel 1750 a Rovereto, che ha come soci personaggi illustri ed intellettuali di gran livello.
Il 1971 vede affermarsi la grande versatilità musicale di Jan Novák. Già a Brno è stato Maestro sostituto del coro, ma mai, fin d’ora, gli si è presentata l’opportunità di dirigere un coro tutto suo. L’ensemble corale “I Polifonici di Rovereto” ha da poco perso il suo direttore, Camillo Moser. Agli inizi del ‘71 il coro si separa, vi è una divisione fra chi segue il maestro e chi ricerca invece nuovi stimoli. Questi ultimi, decisi a continuare la loro carriera, si ritrovano senza una guida, ruolo che di lì a poco sarà Jan Novák a ricoprire.
Ai componenti rimasti, si aggiungono alcuni cantori provenienti dal “Coro Città della Quercia” e Jan Novák coglie l’occasione per comporre per il coro brani con testi in lingua latina. I primi risultati riscuotono una reazione positiva della critica.
Questo è l’ultimo concerto in cui “I Polifonici di Rovereto” mantengono il nome con cui sono nati: le “Voces Latinae” si esibiscono già a Natale con il nuovo nome, dando inizio ad una florida carriera sia sul territorio trentino che italiano.
Nel 1972 partecipano al convegno internazionale “Feriae latinae Roboreti” promosso dall’Accademia degli Agiati e l’anno seguente al “Convegno Bidum Latinum”, che si tiene a Roma per il ventesimo anniversario della rivista Latinitas, e presentano Dulcitius alla presenza del papa Paolo VI.
Ma il loro repertorio altamente specializzato in testi latini, interpretati con la “pronuntiatio restituta”, non ha come obiettivo primario la partecipazione a convegni ed incontri di latinisti e cultori della classicità, bensì quello più ampio della divulgazione della lingua. Il 5 settembre 1974 al Castello di Rovereto, durante le “Settimane musicali”, un folto pubblico
di giovani e non, assiste al concerto delle “Voces Latinae” affiancate da strumenti moderni come chitarra elettrica (Silvano Brun), basso (Sandro Baroni), tastiera (Sergio Normani) e batteria (Gabriele Amendola). L’intuizione di Jan Novák di associare coralità, sonorità giovani e latino, irretisce la curiosità degli ascoltatori che, come si prefiggeva il compositore, riescono ad apprezzare l’azzardato abbinamento fra il classico e il moderno della musica considerata “non colta”.
Dal 1970 al 1977 il coro, oltre ad una notevole carriera concertistica in rassegne di musica sacra e profana, colleziona numerose soddisfazioni fra cui: il primo posto al Concorso Polifonico Toscolano Maderno (1973), il settimo posto nella sezione polifonia e il quinto nella categoria folklore al Concorso internazionale di canto corale “C. A. Seghizzi” di Gorizia (18-21.9.1975), la registrazione del disco Schola Cantans a Monaco di Baviera, e viene giudicato il miglior coro non premiato nella competizione di prima categoria al 24° Concorso polifonico internazionale “Guido d’Arezzo” (27-29.8.1976).
Quando il loro direttore partirà per la Germania, le “Voces Latinae” non tarderanno a sciogliersi, concludendo quella specifica attività artistica che non avrebbe avuto senso senza la presenza di Jan Novák. La sigla di questa esperienza verrà nel marzo del 1980, con la registrazione di Canzoni e Chitarre Latine, un disco a 33 giri contenente i brani più significativi del repertorio, selezionati fra più di quattrocento composizioni.
Dopo aver ceduto il posto di insegnante di pianoforte alla Civica Scuola Musicale Riccardo Zandonai alla moglie nel 1973, grazie al guadagno ricavato da due colonne sonore per film per la televisione tedesca (Traumtanzer e Separatfrieder), Novák si può dedicare maggiormente alla composizione.
Nel periodo roveretano nascono infatti: l’Apicius Modulatus (1971) per contralto e chitarra, dedicato agli amici Anna Baldo e Mariano Andreolli, Amores Sulpiciae (1971) per quattro voci pari, Florilegium cantionum latinarum (1972) per voce e pianoforte, Odarum concentus (1973) per orchestra d’archi, Panisci fistula (1973) per tre flauti, Dulcitius (1974) per soli, coro e orchestra su testo di Rosvitha von Gandersheim, la Pocket Sonata (1974) per violino e pianoforte dedicata a Dušan Pandula, Rosarium (1974) divertimento per due chitarre dedicato da Mariano Andreolli,33 Schola Cantans (1974) per coro, Sonatina (1974) per flauto e pianoforte, scritta per la figlia minore Clara, divesre armonizzazioni per coro di melodie natalizie e sacre (1975), Rustica musa (1975) per pianoforte su canzoni popolari morave, Meditatio canina (1976) per coro di tre voci bianche, Rustica musa II (1976) per pianoforte a quattro mani, diverse Odi di Orazio (1976), Orpheus et Eurydice (1976) per soprano, viola d’amore e pianoforte, nel Corae Vernales (1977) per flauto e chitarra, dedicato alla figlia Clara.
Tranne Dulcitius, tutte queste opere sono state edite da Zanibon, editore padovano specializzato in musica sacra, al quale Novák era stato presentato da padre Ottone Tonetti, il direttore della Civica Scuola Musicale “Riccardo Zandonai”.
In più, Novák si esibisce come pianista, in duo con la moglie, in quella stessa Sala Filarmonica di Rovereto che ospita concerti delle “Voci Latinae”.
Nel luglio del 1977, per opportunità economiche, si trasferisce a Neu Ulm, dove la moglie diventa insegnante nella Hochschule della città.
Trasferitosi definitivamente a Neu Ulm, Novák continua la sua attività di compositore e inizia a frequentare cultori di filologia delle università di Heidelberg, Tübingen e München.
Nel 1978 riceve la cittadinanza italiana, nonostante rimanga la residenza in Germania.
Già il Quatrièm congrès international du latin vivant ad Avignone (3.4.1969) gli aveva donato un forte impulso creativo, e quando si reca a Trier (1982)36 sente la necessità di attivarsi nuovamente per la promozione della lingua latina. Con Wilfried Stroh (*26.12.1939) organizza i Ludi Latini, un meeting di cultori del latino pensato sul modello delle Feriae Latinae del 1972. All’incontro, svoltosi al castello di Ellwangen38 il 23 e 24 settembre 1983, partecipano più di 120 latinisti provenienti da Germania, Austria e Belgio. Scopo del congresso è quello di dimostrare la modernità della lingua attraverso letture di autori contemporanei, ascolto di musiche in latino e accurate analisi grammaticali.
Insieme con Stroh inizia la redazione dei Cantica latina (pubblicati nel 1985), una raccolta di una cinquantina di canti e poesie latine di diverse epoche storiche. Progetta anche di portare i Ludi Latini a Rovereto, ma nel 1984 gli viene diagnosticato un tumore al cervello, e muore a Neu Ulm il 17 novembre 1984, all’età di 63 anni. Per sua esplicita volontà, il suo corpo viene cremato e sepolto nel cimitero di Borgo Sacco di Rovereto – vicino a Riccardo Zandonai - ma, nel 2010 viene trasferito a Brno, dove il Primo Cittadino gli ha reso eterno omaggio erigendo un monumento a lui dedicato.